Chirurgia Plastica

La chirurgia estetica non è una specialità nuova, la sua pratica iniziò a essere nota e a svilupparsi agli inizi del XX secolo, specialmente in Europa. A partire dalla chirurgia generale, alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX si crearono via via diverse specialità come traumatologia, ortopedia, chirurgia vascolare, neurochirurgia e altre. L’origine etimologica del termine chirurgia plastica deriva da due parole greche: cheirourghìa (chirurgia, lavoro manuale) e plastiké (che modella) che significano “chirurgia della forma”, essa infatti corregge le deformazioni del corpo umano sia congenite che acquisite, ovvero conseguenze di incidenti o di malattie. La chirurgia estetica nacque in seguito alla plastica ed è caratterizzata dal fatto che le anomalie che corregge sono naturali, come può essere un naso grosso o gobbuto, un seno troppo piccolo o atrofico e cadente o ancora i segni dell’invecchiamento, ecc.. La vita dell’essere umano, fin dall’origine dei tempi è stata accompagnata da alcune deformazioni o imperfezioni: a volte congenite, altre a causa di traumi (colpi, aggressioni, incidenti, lotte, ustioni); o malattie (cancro, conseguenze di interventi, ecc.). Esistono testimonianze antiche come il Papiro di Edwin Smith (2000 a.C.), in cui si spiegano i vari modi per suturare le ferite o correggere le fratture nasali; o ancora quello di Ebers (2000 a. C.) in cui viene spiegato come trattare lesioni del padiglione auricolare, le labbra e la chirurgia nasale, per cui si può affermare, senza timore di sbagliare che la chirurgia plastica o ricostruttiva è antica quanto l’umanità. La storia della chirurgia plastica non si limita solo al continente africano, sappiamo della sua esistenza anche nel continente asiatico e americano, in particolare nell’America del Sud. Risulta molto curioso che le prime tecniche di chirurgia ricostruttiva del naso si siano sviluppate in India: gli indù, da tempo immemorabile avevano la “curiosa” abitudine di tagliare il naso come punizione, per vendetta o con lo scopo di umiliare i popoli invasi e vinti, nella seconda metà del XVIII secolo il re Gurkha attaccò e conquistò la città di Kirtipur (Nepal); in tale battaglia uno dei suoi fratelli perse un occhio, in seguito, in un’azione vendicativa il re ordinò di amputare il naso e le labbra a tutti gli uomini della città con l’unica eccezione dei bambini e dei musicisti. A partire da quel momento la città di Kirtipur fu conosciuta come “la città dei nasi tagliati” (Nascatapur). Si può presupporre che questa pratica non riguardasse solo i prigionieri di guerra, ma anche i delinquenti e le donne adultere. Fu così che da questa pratica crudele e insolita sorse la necessità di creare una tecnica riparatrice che potesse rimediare, per quanto possibile, il danno fisico che provocava tale mutilazione in coloro che ne erano stati colpiti. La prima notizia scritta su tale argomento è quella del chirurgo Sushruta, pubblicata nel suo libro Sushruta Samità (600 a.C.), in cui spiegò come ricostruiva il naso a partire da un brandello di pelle, debitamente preparato con la forma del naso, a partire da tessuti della guancia e, in seguito, della fronte. Raccontano alcuni indiscreti maligni che, poiché l’infedeltà coniugale femminile veniva punita con l’amputazione del naso, un’ipotesi sull’abitudine delle donne indù di esibire gioielli sulla fronte è che questa possa essere nata per nascondere la cicatrice dovuta alla manovra di ricostruzione del naso. E’ molto difficile cercare di spiegare tutto lo sviluppo della chirurgia plastica, ma curiosamente la sua evoluzione e la sua storia sono dovute soprattutto a guerre, malattie (specialmente sifilide e lebbra) e malformazioni congenite, tutti avvenimenti che non sono mai scomparsi nel corso della storia dell’evoluzione della vita. L’imperatore Giustiniano (700 d.C.) fu sottoposto ad una ricostruzione del naso ma nonostante il successo di questo e altri molteplici interventi ricostruttivi di quell’epoca, fra i secoli XII e XVI circa, ci fu un’autentica persecuzione nei confronti degli specialisti in chirurgia, dovuta soprattutto alla Chiesa cattolica. Papa Innocenzo III (1198-1216) proibì a tutti i membri della Chiesa di correggere qualsiasi deformità ritenendo tale abbellimento un’offesa all’opera di Dio, ragione per cui qualsiasi pratica di questo tipo, in quell’epoca, venne considerata come un peccato molto grave. Ciò nonostante si crearono sempre le opportunità per continuare a provare e migliorare le tecniche chirurgiche dato che le guerre e la sifilide non davano tregua, né gli sfaceli da loro causati. E’ stato provato che la famiglia Branca (Sicilia, XV secolo), partendo dall’esperienza della chirurgia indù, disegnò un nuovo innesto per ricostruire il naso, questa volta ottenuto dal braccio, tecnica che sviluppò completamente uno dei grandi miti della chirurgia in Europa, Gaspare Tagliacozzi (1545-1599), che scrisse un intero trattato di rinoplastica ricostruttiva, per il quale fu anche perseguito e condannato alla pena capitale dal tribunale dell’inquisizione italiano che ritenne che tali tecniche fossero contrarie alla legge di Dio. Gaspare Tagliacozzi ad oggi è considerato da molti il primo chirurgo plastico della storia. A partire dalla rinoplastica si può seguire la storia della chirurgia plastica e da tale percorso si può arrivare agli esordi della chirurgia estetica, che compare per la prima volta a Rochester, negli Stati Uniti. J.O. Roe pubblicò nel 1887 i suoi risultati sulle ricerche della chirurgia della punta del naso, poco dopo un altro genio della chirurgia estetica, J. Joseph di Berlino, fece una grande mostra sulle tecniche della rinoplastica estetica, che si dimostrarono i principi fondamentali delle tecniche attualmente più evolute. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, l’aiuto dell’anestesia (si pensa che l’uso dell’etere, dell’ossido nitroso e del famoso cloroformio siano della fine del XIX secolo) segnò l’inizio storico della chirurgia estetica: naso, palpebre (intorno al 1830 McKenzie utilizzò pelle eccedente delle palpebre per correggere le borse degli occhi), lifting facciale (Eugenio Hollander, 1901), chirurgia delle mammelle (Graete e Diettenbach, 1882), chirurgia dell’addome con conservazione dell’ombelico (Mark Tharek, 1922) e infine la liposuzione, probabilmente la tecnica più nuova e rivoluzionaria nel campo dell’estetica. La liposuzione nacque con Schrudde (1964) che mediante piccole incisioni toglieva il grasso con un cucchiaino da raschiamento, tale tecnica venne in seguito perfezionata applicando una pompa di aspirazione (Kesselring), ma il vero colpo d’effetto tecnico lo assestò Illouz (1981) con le sue cannule collegate pompa di aspirazione, metodo che il chirurgo introdusse personalmente in Spagna nel 1982. Questo lungo prologo storico ha lo scopo di far sapere che la chirurgia estetica è antica quanto la vita stessa e non una frivola novità come vogliono far credere le migliaia di informazioni che vengono diffuse quotidianamente attraverso i mezzi audiovisivi. La voglia di migliorare la nostra immagine, partendo dalla cura dei capelli, dal trucco, dai  vestiti, l’ornarsi di tatuaggi, non è altro che il desiderio innato nell’individuo di essere accettato, attraverso un semplice processo di autosoddisfazione oppure per la necessità di sentirsi ben identificati all’interno del gruppo sociale in cui si vive. Anche per il professionista risulta molto difficile distinguere la sottile linea che divide la chirurgia plastica da quella estetica, per questo sarà meglio per il lettore darne una semplice visione: la chirurgia plastica corregge le anomalie quella estetica perfeziona ciò che è normale. Trovare la linea che le separa è il nostro lavoro.

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